Il Gruppo Camozzi si prende La zona franca di Sabac e gli incentivi fiscali
La società italiana “Camozzi” ha acquistato 7.000 metri quadrati nella zona franca della città di Sabac, a Sud-Ovest di Belgrado.
Sabac, ha un area adibita a «zona franca» nel Nord Ovest della Serbia a poche decine di chilometri da Belgrado.
Il Gruppo Camozzi ha fatto una manovra simile a quella messa in campo qualche anno prima dalla società Fiat (FAS) che si trasferì a Kragujevac nella zona franca per pagare meno tasse e accedere agli incentivi fiscali.
In questa cittadina dei Balcani (poco più di 122mila abitanti) che si stanno concentrando i recenti investimenti del gruppo Camozzi.
Le ragioni sono molteplici: l’area industriale possiede moderne infrastrutture; offre agli stranieri che investono agevolazioni fiscali e procedure amministrative semplificate; in quest’area si stanno insediando multinazionali tedesche e giapponesi.
La “Camozzi” è leader nella produzione di componenti per l’automazione pneumatica, con una tradizione di oltre 50 anni e con uffici di rappresentanza in oltre 70 paesi in tutto il mondo, dove impiega più di 2.300 lavoratori.
La Serbia non è un segreto che ha importanti accordi bilaterali con Paesi come Turchia, Russia e Paesi dell’Est in grado di facilitare le esportazioni e superare gli ostacoli legati alle crisi internazionali.
Nelle scorse settimane il gruppo guidato da Attilio Camozzi ha acquistato proprio a Sabac un sito produttivo da 7.000 metri quadri coperti, su un’area da 20mila mq.
L’investimento secondo le agenzie sarebbe vicino ai 10 milioni di euro e dovrebbe consentire, l’assunzione di quasi 100 lavoratori, di cui 50 saranno ingegneri altamente qualificati.
La Serbia è infatti storicamente vocata per le lavorazioni meccaniche vedi il trasferimento della Fiat nella Zona Franca a Kragujevac dove c’era lo stabilimento della Zastava.
Ciò che è certo è che la nuova filiale di Sabac diventerà un sito strategico di primaria importanza per alcune lavorazioni della componentistica pneumatica destinate ai mercati dell’Est Europa.
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Zona franca | Un porto franco, zona franca, o anche zona economica libera è un territorio delimitato di un paese dove si gode di alcuni benefici tributari, come il non pagare dazi di importazione di merci o l’assenza di imposte.L’analogia del nome zona franca, utilizzata peraltro anche per definire la zona extradoganale, con porto franco deriva da alcuni porti liberi conosciuti da moltissimo tempo: i porti liberi da dazi doganali o con regolamentazione dei tassi favorevoli; ad esempio, il porto franco di Trieste. Spesso i porti franchi fanno parte delle zone economiche libere. In passato molti porti italiani godettero di franchigie doganali sulle merci transitanti per favorirne lo sviluppo economico della città portuale. Con l’Unità italiana, una legge di stato abolì i porti franchi nel 1868, per eliminare le sperequazioni tra i cittadini italiani abitanti nelle città franche e quelli residenti fuori di esse.
In Italia tra i principali porti franchi si ricordano quelli di: Genova, Livorno, Civitavecchia, Messina, Trieste. |
Delocalizzazione | La delocalizzazione in economia rappresenta l’organizzazione della produzione dislocata in regioni o stati diversi.
Il mercato globale, oltre a consentire l’acquisto di merci in luoghi diversi da quelli usuali, ragionando sul mercato delle offerte a livello planetario e non più nazionale o regionale, ha consentito di pensare che alcune funzioni produttive possano essere totalmente delocalizzate in luoghi ritenuti più adatti. |
Serbia | La Repubblica di Serbia è un paese membro delle Nazioni Unite, del Consiglio d’Europa е dell’Organizzazione della cooperazione economica del mar Nero.
Pur essendo già tra i paesi “osservatori” dell’Organizzazione mondiale del commercio, l’entrata nell’OMC, che era prevista per l’anno 2012, non è stata ancora ratificata. La Serbia è considerata dal Fondo monetario internazionale come un paese dallo sviluppo medio-alto con un’economia in crescita ed è stata dichiarata dalla Freedom House paese libero. I cittadini della Serbia dal 2009 possono viaggiare senza obbligo di visto nei Paesi dell’Unione europea. Il 2 marzo 2014 la Repubblica di Serbia è diventata ufficialmente candidato per l’adesione all’Unione europea, e il 14 dicembre 2015 sono cominciati ufficialmente i negoziati per l’adesione. |